Famiglia

Caro D’Alema, c’è bisogno di Stato

«L’amministrazione deve impegnarsi nell’organizzare i campi di accoglienza»,dicono in coro Vinicio Russo,don Cecconi e padre Colavero.Che auspicano un’effettiva applicazione della legge attuale

di Federico Cella

Come può uno scoglio arginare il mare? Come possono delle associazioni di volontari, animati delle migliori intenzioni, risolvere da sole il problema delle immigrazioni – legate a lontane e vicine realtà economiche e politiche -, senza l?aiuto dello Stato? Se lo chiedono tre rappresentanti di realtà sociali che si occupano di accoglienza in terra di Puglia. Vinicio Russo, presidente di Ctm-Movimondo di Lecce, don Antonio Cecconi, vicepresidente della Caritas nazionale, e padre Giuseppe Colavero responsabile della Caritas di Otranto, hanno voluto tramite ?Vita? mandare una lettera al nuovo premier D?Alema. Per chiedere a lui e ai suoi ministri di far presto, per dare i loro suggerimenti dal campo.
Sul fronte dell?accoglienza, il filo rosso è quello dell?aumento dei campi per i clandestini. A Otranto, riferisce padre Colavero, ne hanno approntati una decina: «Un lavoro importante, ma che necessita l?intervento dello Stato, che non può esimersi dall?assumersi le proprie responsabilità, non si può contare solo sulla bontà del nostro lavoro», spiega padre Colavero, che suggerisce all?onorevole D?Alema il ?Decalogo dell?accoglienza? approntato dai volontari salentini. «I campi non devono superare le 50 unità accolte, perché stiamo parlando di uomini, donne e bambini, e non di bestie; bisogna mantenere le famiglie unite, permettere ai loro bambini l?accesso alla scuola italiana. Ma soprattutto, essere chiari sulla durata dell?accoglienza, non abbandonando le persone in queste ?carceri?, ma organizzando corsi di alfabetizzazione e di formazione».
Suggerimenti pratici sul fronte dell?emergenza – a cui si associa don Cecconi sulla necessità di agire per impedire lo sfruttamento degli immigrati da parte di racket mafiosi ormai senza frontiere -, ma anche la richiesta di politiche tese a risolvere all?origine il caos dei flussi migratori. Per Vinicio Russo: «È necessaria una politica di immigrazione che incentivi i flussi legali e scoraggi quelli illegali, potenziando gli uffici nei consolati, rispettando gli accordi per i lavoratori stagionali (la legge prevede 38 mila presenze per il ?98), e verificando che essi arrivino in Italia effettivamente. E vorremmo che D?Alema non dimenticasse anche il milione di stranieri regolari e che oggi hanno più doveri che diritti. Dobbiamo riformare la legge di cittadinanza e permettere agli stranieri di partecipare alle elezioni amministrative».
Ma gli immigrati che approdano sulle nostre coste non sono, e non devono essere, un ?problema? solo italiano. «Alle autorità italiane chiedo», scrive don Cecconi, «un maggiore capacità di coinvolgimento degli organismi europei. I capi di stato devono garantire il diritto d?asilo, tenendo in particolare attenzione il dramma del Kosovo, e ripensare una seria politica di cooperazione internazionale, soprattutto nell?area calda del Mediterraneo». Una cooperazione economica, ma non solo, come ricorda Russo: «Dopo aver assistito ai tremendi crimini di questi giorni, vorremmo che D?Alema si impegnasse anche a esercitare pressione sul governo dell?Albania, e fare in modo che i magistrati albanesi vengano realmente aiutati dai magistrati italiani. Speriamo che il neo ministro dell?Interno, Rosa Russo Jervolino, sia abbastanza dura ed esigente con Tirana».
La legge attuale, comunque, trova un sincero apprezzamento. Anche se, chiede al premier Vinicio Russo, «vorremmo che fosse realmente applicata; con i consigli territoriali, le consulte regionali, con la possibilità di accedere ai fondi regionali ecc., altrimenti verranno vanificati tutti i nostri sforzi». E con una attenzione: «Perché», ricorda a D?Alema padre Colavero, «se si stringono troppo le strade della legalità, forzatamente si allargano quelle dell?illegalità».

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